sabato 30 maggio 2015

Domenica 31 maggio 2015 Vota MATTIA DA RE per L'ALTRO VENETO

Cara amica, Caro amico,
Cara compagna, Caro compagno,

oggi si vota e, come forse già saprai, sono candidato al Consiglio Regionale per “L'Altro Veneto. Ora Possiamo!, la lista d'ispirazione ecologista e solidale che, guardando con interesse alle esperienze di Syriza in Grecia e di Podemos in Spagna, mira a sovvertire le logiche di potere dominanti non solo in Veneto ma anche in Italia e in Europa.

Non ho potuto fare a meno di attivarmi e di giocare in prima persona una partita così importante per una regione come la nostra, che per troppi anni è stata governata all'insegna del peggior affarismo partitocratico. L'ALTRO VENETO rappresenta l'unica alternativa al becero conservatorismo di Tosi e Zaia e al progressismo di facciata di Alessandra Moretti e, da radicale, non ho potuto non sostenere con convinzione l'unico progetto che, giusto per fare qualche esempio, parla senza ambiguità di diritti civili e libertà individuali, di lavoro e integrazione, di benessere degli animali e di tutela dell'ambiente, dicendo “NO” alle grandi opere, gli eco-mostri utili solo a far arricchire gli “amici degli amici”, a spese dei cittadini.

La campagna elettorale è finta e per tutte le persone, i comitati, le associazioni e i partiti che hanno animato L'ALTRO VENETO, è stato un mese di impegno e lavoro intensi, un mese “in salita” – soprattutto grazie alla complicità dei media di regime, che hanno fatto il possibile per impedire alla cittadinanza di conoscere e valutare il nostro progetto (Proprio ieri il giornale L'Arena ha pubblicato l'elenco dei candidati alla presidenza della regione omettendo la nostra candidata LAURA DI LUCIA COLETTI e il candidato di Indipendenza Veneta).

Sono sempre stato abituato alle sfide e, come dice sempre Marco Pannella, per noi Radicali è d'obbligo “giocare il possibile contro il probabile”. Io ho fatto la mia parte, ci ho messo la faccia, il tempo, la passione e l'impegno...ORA TOCCA A TE! Ti chiedo di attivarti in questa giornata di elezioni, contattando amici, parenti, conoscenti e colleghi di lavoro, invitandoli a contribuire al cambiamento, per un “Veneto Radicalmente Altro”, votando L'ALTRO VENETO. ORA POSSIAMO! e scrivendo MATTIA DA RE.

Buon voto e grazie per il sostegno e la fiducia che vorrai accordarmi,

Mattia Da Re
Comitato Nazionale di Radicali Italiani
Candidato al Consiglio Regionale per L'Altro Veneto. Ora Possiamo!


giovedì 28 maggio 2015

Garantire l'alternativa "a base vegetale" nelle mense di scuole, luoghi di lavoro e ospedali

L'attenzione per i diritti e le libertà degli animali non umani viene spesso considerata un vezzo che non ci possiamo permettere in un periodo di crisi come quello attuale. Pare che ci sia sempre qualcosa di più importante di cui occuparsi e che il benessere degli animali sia una questione che interessa solo qualche esaltato. Eppure non è necessario essere animalisti o antispecisti per rendersi conto che il rispetto per gli animali porta sempre anche un miglioramento della qualità della vita degli esseri umani.

Considerando l'inquinamento ambientale e il consumo smisurato di risorse dovuto agli allevamenti, per non parlare dei rischi per la salute derivanti dall'alimentazione a base di carne e derivati, dovrebbe essere naturale per le istituzioni promuovere stili di vita alternativi a quello attuale – basato sullo sfruttamento incondizionato degli animali non umani – che è violento, dannoso per l'uomo e insostenibile per l'ambiente.

Purtroppo il livello di consapevolezza dei cittadini su tematiche come queste è molto vicino allo zero e per questo è difficile immaginare una abolizione immediata degli allevamenti e la fine di ogni forma di sfruttamento degli animali non umani. Farlo, vorrebbe dire probabilmente spalancare in un attimo le porte al mercato nero e alla criminalità organizzata, ottenendo esattamente il contrario di ciò che si vorrebbe.

È fondamentale quindi che le persone “scoprano” che uccidere gli animali per mangiare è qualcosa che non solo non è necessario, ma è dannoso e aberrante.

Proprio per questo è necessario che le istituzioni – a partire dalle Regioni – promuovano uno stile di vita radicalmente nonviolento, sostenibile e fondamentalmente più sano, garantendo, per esempio, una alternativa a base vegetale nelle mense di scuole, luoghi di lavoro e ospedali.

È un piccolo ma significativo passo per mostrare che cambiare è possibile.

lunedì 25 maggio 2015

venerdì 22 maggio 2015

Riconoscimento delle minoranze Rom e Sinti. Lettera aperta a Flavio Tosi


Gentile Flavio Tosi,

le rubo qualche minuto per sottoporle una questione che è molto discussa in questi giorni di campagna elettorale e che ritengo particolarmente importante.

In passato Bossi la accusava di aver portato “i fascisti nella Lega”, oggi è stato allontanato da una Lega Nord sempre più vicina all'estrema destra europea, con un Salvini che ogni giorno, a reti unificate, spara raffiche di dichiarazioni marcatamente razziste – non molto diverse da quelle che qualche anno fa le sono costate una condanna per «propaganda di idee fondate sulladiscriminazione e l' odio razziale» nei confronti degli zingari.

Il percorso politico e personale che l'ha portata a immaginare un centrodestra moderno, moderato e liberale, sembra non essere particolarmente apprezzato in un Veneto che, stando ai sondaggi, sposa in pieno la “linea dura” di Luca Zaia, nonostante sia sotto gli occhi di tutti quanto le sparate leghiste non diano risposte concrete e altro non siano che spot elettorali che fanno leva sulle paure della gente

Non è un caso se la Lega sta incentrando la propria azione politica su dichiarazioni ad effetto, offrendo una visione distorta di quei fenomeni politico-sociali (immigrazione, povertà, marginalità, campi nomadi, rom) che, trasformanti in “emergenza”, alimentano i pregiudizi e la sensazione di insicurezza. Il tutto al fine di poter poi rivendere agli elettori rassicuranti e facili soluzioni.

Il fatto è che raramente esistono soluzioni semplici a problemi complessi e, proprio perché la complessità è la peculiarità della realtà che viviamo, chi si assume il compito di amministrare e governare non deve farsi tentare dalla demagogia, deve avere il coraggio di avanzare proposte che possono risultare difficili da digerire per una popolazione bombardata da messaggi populisti.

Proprio per questo le chiedo di unirsi a me e alle tante altre persone impegnate in una battaglia tanto impopolare quando fondamentale: le chiedo di farsi promotore a Verona e in Veneto della proposta di legge di iniziativa popolare “Se mi conosci, mi rispetti”, per il riconoscimento delle minoranze Rom e Sinti. Una proposta di puro “buon senso”, che prevede, tra le altre cose, il superamento della politica ghettizzante dei campi nomadi e l'impegno a “favorire la partecipazione attiva e propositiva  di Rom e Sinti alla vita sociale, culturale e politica del Paese”, perché solo attraverso la partecipazione si creano le condizioni una integrazione non forzata, nel rispetto delle differenze.

In attesa di un suo positivo (e coraggioso!) riscontro, le auguro buon lavoro e buona campagna elettorale.

Mattia Da Re
Comitato Nazionale di Radicali Italiani
Candidato al Consiglio Regionale per L'Altro Veneto. Ora Possiamo!

mercoledì 20 maggio 2015

"Se mi conosci, mi rispetti". Campagna per il riconoscimento delle minoranze rom e sinti

La tutela delle minoranze è da sempre considerata un pilastro fondante delle democrazie, tuttavia quando si parla di rom e sinti questo principio sembra non valere. Per la stragrande maggioranza dei politici gli “zingari” sono un “problema” da risolvere e le fantasiose soluzioni (finali?!) ottimi spot da giocarsi in campagna elettorale. Che poi siano solo luoghi comuni non importa, quello che conta è fare bottino di voti facendo leva sulle paure della gente. Naturalmente pure i vergognosi media di regime non si fanno scrupoli e, visto che “lo zingaro cattivo” fa sempre notizia, continuano a vendere un'immagine distorta di rom e sinti, alimentando il pregiudizio e di conseguenza la discriminazione e la violenza nei confronti di una minoranza che, al contrario, dovrebbe essere tutelata.

Da un mese è partita in tutta Italia la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Se mi conosci, mi rispetti, per il riconoscimento delle minoranze rom e sinti. Presto sarà possibile sottoscrivere la proposta anche negli uffici di molti comuni del Veneto.

In attesa che la proposta di legge ottenga le 50.000 firme necessarie e arrivi in Parlamento, una battaglia così importante deve essere combattuta su ogni fronte possibile e, in controtendenza rispetto al populismo dominante, la lista “L'Altro Veneto. Ora Possiamo!, avendo a cuore il superamento di ogni discriminazione e la promozione dei diritti, ha inserito nel suo programma l'impegno a favore del riconoscimento e la tutela delle minoranze rom e sinti.

Alla base del pregiudizio c'è sempre l'ignoranza e, proprio per questo, da pochi giorni l'associazione Radicali Roma e l'associazione “è possibile” hanno pubblicato uno straordinario opuscolo che smaschera, dati alla mano, tutte le falsità che i “Salvini” di turno gridano a reti unificate. 



Poche pagine (scaricabili QUI) che tutti dovremmo prenderci la briga di leggere con attenzione e diffondere il più possibile!

lunedì 18 maggio 2015

Terapia con farmaci cannabinoidi: appello ai candidati alle elezioni regionali

Non posso non rispondere positivamente all'appello a favore della cannabis terapeutica sottoscritto da medici, ricercatori e associazioni che si battono per la libertà di cura. L'accesso ai farmaci dovrebbe essere considerato un diritto fondamentale di chiunque, eppure ancora una volta la follia ideologica e antiscientifica ha portato la nostra regione a impedire l'accesso gratuito ai farmaci cannabinoidi alla maggior parte dei malati che potrebbero trarne benefici. Ancora una volta, chi può pagare vede riconosciute le proprie libertà e tutti gli altri vedono negati i loro diritti. Chiunque abbia a cuore le libertà, i diritti e la dignità delle persone, non può non prendere l'impegno di battersi per garantire l'accesso ai farmaci a chiunque ne abbia bisogno.


Terapia con farmaci cannabinoidi: appello ai candidati alle elezioni regionali

L’efficacia terapeutica dei principi attivi della cannabis, detti cannabinoidi, in svariate patologie è oramai dimostrata da una vasta letteratura scientifica e da varie esperienze italiane e internazionali. Essi trovano un potenziale campo di applicazione nella sindrome da deperimento nell'AIDS, nel trattamento di nausea e vomito in corso di chemioterapia per neoplasie, in alcune forme di dolore cronico, nella fibromialgia, nella cefalea, nell’epilessia farmaco-resistente ed in altro ancora. Inoltre vi è sempre maggior evidenza di come i cannabinoidi possano aumentare l’azione analgesica degli oppioidi, permettendo quindi di ridurre il dosaggio (e i conseguenti effetti collaterali) degli oppioidi stessi nei pazienti con dolore cronico.
Si tratta di farmaci maneggevoli, avendo scarsi effetti collaterali e non essendo gravati da rischio di overdose.

Sulla base degli studi esistenti le regioni Toscana e Puglia hanno introdotto, per prime in Italia, la rimborsabilità dei derivati dalla Cannabis: quelle leggi regionali e le successive delibere attuative non specificano né le patologie né la specializzazione del medico che prescrive. Successivamente anche il medico di famiglia può continuare la prescrizione.
La regione Veneto, nell’ottobre 2012, è stata la seconda a dotarsi di una legge (n. 38 del 28 settembre 2012) sull’uso dei derivati della cannabis; legge votata all’unanimità e presentata con grande clamore, ma, purtroppo, rimasta lettera morta fino a quando una “commissione tecnica” la cui composizione resta non meglio precisata ha stabilito le modalità attuative, subito recepite dalla Regione con la delibera n. 2526 del 23 dicembre 2014, senza sentire le società scientifiche che si occupano di queste malattie e senza consultare le associazioni di medici e pazienti che della legge si erano fatte promotrici. La legge veneta prevede la rimborsabilità esclusivamente per gli spasmi da lesione del midollo e solo dopo aver provato tutti gli altri possibili farmaci e solo su prescrizione di specialisti neurologi identificati.
E’ evidente che le decisioni di tale commissione tecnica non sono state prese tenendo in considerazione gli studi e le metanalisi prodotte dalla letteratura scientifica e che quindi la scelta fatta si è basata solo sul timore di un uso indiscriminato dei cannabinoidi (come succede per gli antiinfiammatori e per gli oppiodi). Il regolamento riduce l’accesso alla terapia a poche decine di pazienti (solo 30 all’anno in base alla delibera), mentre viene negato ai tanti pazienti affetti dalle patologie che possono potenzialmente rispondere ai cannabinoidi. Il costo dei farmaci, nei casi non rimborsabili, è così elevato da costringere i pazienti a rivolgersi al mercato nero o all’autocoltivazione, con tutti i rischi, legali e non, a ciò connessi.
La conseguente disparità di trattamento tra i malati veneti e tra i malati in altre Regioni crea di fatto malati e regioni di I e II classe.
Nella delibera si trovano altri paradossi, come l’obbligo di utilizzare i cannabinoidi “in associazione ai miorilassanti” proprio nei casi in cui questi ultimi siano risultati inefficaci e l’obbligo per il medico prescrittore di inviare alla regione (per monitorare, legittimamente, l’uso di questi farmaci) moduli compilati con i dati dei pazienti, in contrasto con la legge.
Per far fronte a tali problemi, il Consiglio regionale ha approvato il 10 aprile scorso un ordine del giorno, anche questo adottato senza voti contrari, che impegna la Giunta regionale a revocare con effetto immediato la deliberazione n. 2526.

Con questa lettera chiediamo a Lei, in quanto candidato alle prossime elezioni del Consiglio Regionale del Veneto, di attivarsi per una urgente e radicale revisione della delibera in oggetto, e l’impegno affinchè la legge possa essere finalmente applicata nel pieno rispetto del diritto alla salute dei citttadini residenti in Veneto.
Chiediamo inoltre una presa di posizione affinché sia scongiurata la ventilata ipotesi di chiusura del Centro di Ricerche in Agricoltura CRA CIN di Rovigo, un’eccellenza veneta e italiana, dove le linee italiane di cannabis, che vengono poi girate all’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, sono state sviluppate, studiate e coltivate. La sua chiusura non solo sarebbe economicamente controproducente, manderebbe in fumo preziose risorse e conoscenze, ma taglierebbe alla radice la possibilità di produzione di cannabis medica in Italia, che tornerebbe a dipendere dall’estero, con ulteriore danno economico.


Sottoscrivono il presente documento:
  1. Associazione per la Cannabis Terapeutica (ACT), sede legale: studio Campanelli/Averni via Dardanelli 37, 00195 Roma.
  2. Paola Bassetto, Medico di Medicina Generale, Venezia.
  3. Bruno Breda, Medico Chirurgo, specialista in Chirurgia generale e Toracica, Chirurgia Oncologica C.R.O. di Aviano.
  4. Giorgio Bignami, già dirigente di ricerca in psicofarmacologia presso l'Istituto superiore di sanità, Roma. Ex Presidente dell'Associazione Forum Droghe.
  5. Nicola Cacciani, Senior Researcher, Department of Physiology and Pharmacology, Karolinska Institutet, Stoccolma, Svezia.
  6. Francesco Crestani, Servizio di Terapia del Dolore e Cure Palliative, U.O. Anestesia e Rianimazione, ULS 18 Rovigo-Trecenta. Presidente Associazione Cannabis Terapeutica.
  7. Paolo Crocchiolo, medico, già funzionario direttivo dell’ONU a Ginevra, docente di Biologia evoluzionistica presso l’American University of Rome.
  8. Sandro Dal Fior, Medico Chirurgo, specialista in Radioterapia, Belluno.
  9. Mario Dauri, Professore Associato, Dipartimento di Scienze cliniche e Medicina Translazionale, Cattedra di Anestesia e Rianimazione, Università di Roma Tor Vergata.
  10. Luigi De Lazzer, Medico Chirurgo Servizio di Anestesia e Rianimazione SUEM 118 Elisoccorso Bellunese Ospedale Pieve di Cadore.
  11. Sandro Fabbro, Medico Chirurgo, Odontoiatra, Moruzzo, Udine.
  12. Francesco De Marchi, Direttore UOC di Chirurgia Generale Ospedale San Bortolo Vicenza.
  13. Margherita De Marchi, Medico di Medicina Generale, Belluno.
  14. Enrico Facco, Specialista in Anestesiologia e Rianimazione, Specialista in Neurologia,  Studioso Senior – Studium Patavinum, Università di Padova.
  15. Simone Fagherazzi, Medico Chirurgo.
  16. Stefano Ferretti, Medico Chirurgo, Specialista in anestesia e rianimazione, U.V.T.A (Unità Valutazione Technology Assessment), Azienda Ospedaliera di Padova.
  17. Gianpaolo Grassi, Primo ricercatore del Consiglio per le Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Centro di Ricerca per le Colture Industriali, CRA-CIN, Rovigo.
  18. Franjo Grotenhermen, M.D. Executive Director, International Association for Cannabinoid Medicines (IACM), Am Mildenweg 6 D-59602 Ruethen, Germany.
  19. Marco Leonti, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari.
    13) Giovanni Marsicano VD, PhD, NeuroCentre Magendie, U862 INSERM Université Bordeaux, Group "Endocannabinoids and Neuroadaptation", 146, rue Léo Saignat, Bordeaux.

  20. Diego Mares, Medico di Medicina Generale, Belluno
  21. Giorgio Mariot, Direttore UOSD Terapia Antalgica ULSS 5 Regione Veneto.
  22. Davide Mazzon direttore UO Anestesia e rianimazione Belluno e Dipartimento chirurgico Ulss 1;  vicepresidente Comitato regionale per la bioetica Regione Veneto.
  23. Marco Perduca, giunta Associazione Luca Coscioni per la liberta' di ricerca scientifica.
  24. Daniele Rodriguez, professore ordinario di medicina legale nell'Università degli Studi di Padova.
  25. Luigi Romano, Cannabis Biologist, Associate Member of the International Association for Cannabinoids Medicine.
  26. Roberto Saia, Medico Chirurgo, Libero Professionista, Specialista in Chirurgia Generale, Chirurgia Plastica, Odontostomatologia. Membro del Comitato Ospedale Senza Dolore (C.O.S.D.) dell'Azienda Ospedale-Università, Padova.
  27. Nunzio Santalucia, medico specialista in tossicologia, Servizio Tossicodipendenze, Pisa; socio fondatore di Forum Droghe, del Centro Culturale Canapa e dell’Associazione Canapa Terapeutica.
  28. Giovanni Tonel Medico di medicina generale, Belluno
  29. Leonardo Trentin, Direttore UO Terapia del Dolore e Cure Palliative, Istituto Oncologico Veneto, IRCCS, Via Gattamelata, 64, 35128 Padova.
  30. Gastone Zanette, Ricercatore in Anestesiologia, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Padova.
  31. Luciana Zollino, Medico di Medicina Generale, Belluno
  32. Salvatore Grasso, Specialista in Malattie Cardiovascolari, ex-presidente Associazione Cannabis di Palermo.
  33. Giovanni Maria Pittoni, Direttore Sanitario ULSS 2 Regione Veneto; Direttore dell’UOC di Anestesia e Rianimazione del complesso ospedaliero Azienda- Università di Padova.

domenica 17 maggio 2015

La lettera del vescovo Zenti. Niente di nuovo sul fronte clericale. Aspettando un nuovo 20 Settembre

In questi giorni tutti sembrano meravigliarsi per la lettera a sostegno di una candidata della lista Zaia inviata dal vescovo Zenti agli insegnanti di religione (nominati dalla Chiesa e pagati dallo Stato). Prima la lettera viene inviata, poi ne segue una seconda in cui si chiede di non tener conto della prima, poi i cattolici di area tosiana e le pseudo-opposizioni s'indignano, poi i giornaletti locali danno massimo risalto alla vicenda pubblicando articoli su articoli, poi arriva l'intervista, poi Sua Eccellenza si scusa. Il teatrino perfetto per dare massima visibilità alla candidata scelta dalla curia.

Il vescovo spiega che ha scritto quella lettera perché è «tormentato dai bisogni delle famiglie povere e delle scuole paritarie, troppo spesso trascurate, e per le giovani generazioni».

E così ecco la candidata perfetta, Monica Lavarini, una fedelissima con il compito chiaro a preciso di fare il possibile per dirottare sempre più soldi pubblici nelle mani delle scuole cattoliche e di enti come la Caritas che giocano a fare la carità con i soldi degli altri.

Personalmente non sono per nulla sorpreso, che i vescovi facciano politica non è una novità. Usano il loro potere (e i nostri soldi!) per condizionare la politica del nostro Paese e succhiare sistematicamente soldi pubblici dalle casse dello Stato, delle regioni e dei comuni. Al fine di arricchirsi spingono le persone a fare scelte politiche “contro se stesse” e il meccanismo è sempre lo stesso: usano temi etico-morali (ai quali non sono per nulla interessati) come esca per tenere legate un numero tale di persone che giustifichi il flusso continuo di denaro pubblico che va ad ingrassare i loro conti.

Emblematico è il caso del sabotaggio clericale del referendum per l'abrogazione della legge 40 sulla fecondazione assistita: la campagna antireferendaria dei vescovi ha fatto sì che le cittadine e i cittadini si facessero male, mantenendo una legge antipopolare che solo oggi, a distanza di oltre 10 anni, è stata fatta a pezzi, un articolo per volta, grazie ai ricorsi davanti ai giudici, che hanno evidenziato quanto quella legge fosse penalizzante e discriminatoria, nonché umiliante e lesiva della dignità delle persone. E ancora una volta, a rimetterci sono state le “persone comuni”, le persone che non hanno potuto andare all'estero a fare quello che la follia clericale impediva in Italia.

Perché stupirsi? Il cattolicesimo non è una religione, ma l'ideologia politica reazionaria dello Stato della Città del Vaticano, una teocrazia nata per volere del fascismo, unica monarchia assoluta nel cuore dell'Europa, un centro di potere politico-finanziario al servizio dei potenti.

I vescovi altro non che sono gli emissari di questo stato canaglia che, giusto per fare un esempio, attraverso il truffaldino meccanismo dell'8x1000 sottraggono ogni anno ai cittadini italiani oltre 1 miliardo di euro (del quale solo il 20% è utilizzato per presunte “opere di bene”) e – come ha evidenziato la Delibera 16/2014 della Corte dei Conti – «ad esso si aggiungono, fra gli altri, in quanto previsti da leggi: i contributi alle scuole di orientamento confessionale e agli oratori; la retribuzione degli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche; i contributi alla manutenzione degli edifici di culto; i contributi comunali per l'edilizia di culto; il 5 per mille dell'Irpef richiesto da molti enti religiosi; i contributi pubblici per manifestazioni ed eventi religiosi. Oltre alle agevolazioni o esenzioni fiscali: erogazioni deducibili e imu».

A fronte delle cifre spaventose – e in continua crescita nonostante la crisi – che il Vaticano e la Conferenza Episcopale Italiana sottraggono allo Stato ogni anno, è veramente difficile riuscire a credere che questi signori riescano ancora a parlare di “famiglie povere” senza provare un minimo di vergogna e ancora più difficile è capire come sia possibile che in tanti, tantissimi, perseverino “difendendo l'indifendibile.

Nella nostra regione il loro patrimonio immobiliare ha un valore incalcolabile e le loro ingerenze nella vita politica sono all'ordine del giorno. Sono i vescovi, affaristi senza scrupoli, pronti a strumentalizzare la povertà e la sofferenza al fine di arricchirsi.

Quando le cittadine e i cittadini alzeranno finalmente la testa? Aspettando un nuovo risorgimento, aspettando un nuovo 20 Settembre...io non mi arrendo, la mia proposta? STOP AI CONTRIBUTI REGIONALI ALLA CHIESA CATTOLICA!

sabato 16 maggio 2015

Dichiarazione della Segreteria Politica di SYRIZA sui recenti sviluppo politici e i negoziati tra il Governo Greco e le Istituzioni

Atene 14.05.2015


Le “linee rosse” del Governo sono le “linee rosse” del popolo greco. Dal primo momento che questo governo si è insediato, è stato chiaro – sia in Grecia, sia all'estero - che il mandato dato dal popolo greco è vincolante e costituisce la bussola per i negoziati.
"Solidarity!" by Alexandros Kypriotakis Weijers



La “linea rossa” del governo greco è anche la “linea rossa” del popolo greco. Essi esprimono gli interessi dei lavoratori, dei lavoratori autonomi, dei pensionati, dei contadini e dei giovani. Essi esprimono il bisogno del paese di imboccare un nuovo percorso di sviluppo, che abbia al centro la giustizia sociale e la redistribuzione della ricchezza.

La persistenza dei prestatori sulla realizzazione del programma dei Memorandum accettato dal governo Samaras, che mette un cappio sul paese attraverso una pressione politica crescente e asfissia sulla liquidità, è in diretto contrasto con l'ideale di sovranità democratica e popolare in Europa.

Esprime l'impegno ossessivo all'austerità che distrugge lo stato sociale. Il direttorio oligarchico degli affari europei, stabilito in stanze chiuse in modo da non essere minimamente influenzato dalla volontà popolare, lastrica la strada per la crescita dell'estrema destra in Europa.

Queste richieste non possono essere accettate. Non posso essere accettate dal popolo greco che ha lottato duramente, per tanti anni, per mettere fine alle politiche criminali dei Memorandum. Non possono essere accettate dai popoli europei e dalle forze progressiste sociali e politiche che lottano per una Europa della solidarietà e della democrazia.

I cittadini greci e i cittadini europei non sono consumatori passivi dei telegiornali dell'ora di cena. Al contrario, noi crediamo fermamente che essi possono essere i protagonisti di questi negoziati che sono cruciali per il nostro futuro in Europa e nel mondo.

SYRIZA prenderà tutte le iniziative necessarie per informare la società greca e i popoli europei. In ogni città, in ogni quartiere, in ogni posto di lavoro, e anche in tutti i paesi d'Europa i parlamentari greci, i parlamentari europei, i quadri di SYRIZA, insieme agli aderenti a SYRIZA e ogni forza politica e sociale che è al nostro fianco in solidarietà, si unirà in un forte appello alla mobilitazione per la vittoria della democrazia e della dignità. 

Ora è il tempo per tutti di unirsi alla battaglia.
Vinceremo.

venerdì 15 maggio 2015

Caso Provolo. La Regione Veneto istituisca la “Giornata della Memoria delle Vittime dei reati di pedofilia commessi da religiosi”


Da anni seguo la vicenda degli ex alunni dell'Istituto Provolo di Verona, una ferita aperta che a distanza di decenni dalle molestie subite, di 8 anni dal tentativo di dialogo con la curia e di 6 anni dalle pubbliche denunce dei fatti ancora non trova risposte.

Ho sempre partecipato alle manifestazioni organizzate dall'Associazione Sordi “Antonio Provolo” e ascoltato con rispetto le testimonianze degli ex allievi dell'Istituto, vittime degli abusi, che – con tenacia e determinazione, sfidando la diffidenza se non l'ostilità della gente – chiedono semplicemente che la loro storia non venga dimenticata, che la Chiesa si metta a disposizione delle autorità, faccia chiarezza e non protegga mai più i preti violentatori. Tutte richieste di buon senso che purtroppo continuano a non trovare ascolto.

Lo stretto legame tra la Chiesa Cattolica e il nostro Paese è sicuramente uno dei motivi dell'impunità dei religiosi che hanno commesso crimini così odiosi. Se dalla Chiesa continuano ad arrivare risposte insufficienti, un forte segnale deve arrivare dalle istituzioni, che non possono più rendersi complici di chi protegge i responsabili di abusi sessuali. Non deve essere riservato nessun trattamento di favore a chiunque si macchi di tali reati.

La verità deve essere conosciuta da tutti e le vittime che per troppo tempo non sono state ascoltate e credute, devono finalmente avere il sostegno delle istituzioni, la vicinanza della cittadinanza e la speranza che la presa di coscienza collettiva di quanto avvenuto, sia utile a non far più accadere nulla di simile in futuro.

Per questo ritengo doveroso e intendo impegnarmi affinché la Regione Veneto istituisca la “Giornata della Memoria delle Vittime dei reati di pedofilia commessi da religiosi”.

COME OUT. Piattaforma di impegno LGBTI per i candidati alle Elezioni Regionali 2015

Ieri ho sottoscritto con piacere la piattaforma di "impegni a favore di un concetto inclusivo di famiglia e di lotta contro le discriminazioni verso le persone LGBTI" per i candidati alle Elezioni Regionali Veneto 2015.

Considero gli 8 punti della piattaforma "COME OUT" irrinunciabili per chiunque si batta per la difesa dei diritti civili e delle libertà individuali, per superare ogni forma di pregiudizio e discriminazione.


IMPEGNI:
1. Adottare una tabella di marcia per la parità delle persone LGBTI in Regione Veneto. Dotare la Regione di un piano d'azione globale per l'uguaglianza e far sì che utilizzi a questo scopo i suoi pieni poteri in modo efficace e coerente.
2. Dare piena attuazione alla mozione regionale anti-discriminazione e potenziare l’azione con una legge regionale contro le discriminazioni di genere o basate sull’orientamento sessuale. Potenziare e dare piena attuazione alla mozione regionale n°4 “Mozione per la Prevenzione e la Lotta ad Ogni Forma di Discriminazione Legata all’Orientamento Sessuale e Identità di Genere”, approvata all’unanimità nel 2012 dalla Regione Veneto. Adoperarsi attivamente attraverso programmi di finanziamento regionale che consentano azioni efficaci a rendere l'uguaglianza una realtà in Veneto.
3. Adesione della Regione alla rete RE.A.DY (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere). Promuovere inoltre l'adesioni di tutte le amministrazioni pubbliche di ogni livello e grado del Veneto.
4. Combattere la violenza di origine omofobica e transfobica. Creare un coordinamento delle esperienze locali dei centri anti violenza e delle associazioni LGBTI; promuovere campagne di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole di ogni ordine e grado; istituire un Osservatorio regionale sugli eventi di omo-transfobia e bullismo. Promuovere la formazione del personale regionale a tutti i suoi livelli, al fine di creare all’interno innanzitutto delle istituzioni una cultura di conoscenza, accoglienza, e supporto professionali.
5. Abrogazione della mozione n. 270, approvata dal Consiglio della Regione Veneto nell’ottobre 2014, che istituisce la “Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna”, che di fatto istituzionalizza la discriminazione verso tutte le altre forme di famiglia, e insegna la discriminazione nelle scuole.
6. Promuovere una definizione inclusiva del concetto di famiglia nelle politiche Regionali. Garantire che le iniziative legislative, politiche, sociali e culturali della Regione siano inclusive rispetto alle famiglie LGBTI, promuovendo il rispetto e il riconoscimento in maniera paritaria e coerente dei diritti di tutte le famiglie. Combattere ogni discriminazione verso i figli nati e/o cresciuti all'interno delle famiglie arcobaleno.
7. Potenziare le misure di sostegno alla transizione di genere e all'assistenza alle persone transessuali. Formare personale all'interno dei consultori per istituire degli sportelli di aiuto e sostegno psicologico, burocratico e legale ai soggetti in transizione. Introdurre, inoltre, azioni mirate a rimuovere gli ostacoli nell'accesso al mondo del lavoro per le persone transessuali e in transizione.
8. Sostenere un'efficace promozione della salute sessuale e di lotta contro le IST. Investire risorse in programmi per la prevenzione e la cura delle IST (infezioni sessualmente trasmissibili) con strategie mirate, in collaborazione con le associazioni territoriali che già si occupano di questi temi. Promuovere un piano regionale di educazione all'affettività/sessualità, con riferimento ai diversi orientamenti sessuali, per l'età preadolescenziale ed adolescenziale.

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mercoledì 13 maggio 2015

L'Altro Veneto per il benessere animale / Antispecismo e Sinistra

A livello regionale, non sono pochi i provvedimenti che si possono prendere a favore del benessere degli animali e il programma della lista “L'Altro Veneto. Ora Possiamo!” è l'unico ad avere un capitolo dedicato alle tematiche animaliste. L'attenzione si è concentrata in particolare sulla limitazione della caccia, contrasto della sperimentazione animale, prevenzione del randagismo e sensibilizzazione sulle adozioni, disincentivo e limitazione degli allevamenti di animali da pelliccia, da affezione e in generale degli allevamenti intensivi, limitazione dei circhi con animali, sensibilizzazione sui consumi:
CACCIA: ricordando i recenti stop dell'Unione Europea all'uccellagione (cattura degli uccelli migratori con reti) e alla caccia in deroga – pesantemente autorizzate dalla Regione Veneto -limitare al massimo l'attività venatoria, senza pre-aperture e concessioni varie. No all'immissione di fauna "pronta caccia". No a metodi cruenti di contenimento di specie alloctone.
RANDAGISMO: dare piena applicazione e aggiornamenti migliorativi alla normativa regionale "in materia di animali d'affezione e per la prevenzione del randagismo", favorendo la concertazione con Comuni e ULSS per iniziative di informazione e sensibilizzazione, attuando un indispensabile controllo delle nascite. Limitare al massimo l'apertura di nuovi allevamenti di cani e gatti, favorendo invece le adozioni (serie e controllate) dei tanti animali costretti nei rifugi, da monitorare e migliorare.
ALLEVAMENTI: restrizioni e divieti che rendano impossibile avviare l’allevamento di animali "da pelliccia" e i mega-allevamenti di animali cosiddetti "da reddito" (fabbriche di sofferenza e morte consumatrici di suolo e inquinanti).
CIRCHI: in attesa di una legge nazionale che, al pari di altri Stati, vieti l'utilizzo diseducativo e violento degli animali nei circhi, limitare al massimo – come da norme CITES – il loro utilizzo, favorendo il circo contemporaneo e gli artisti di strada senza animali.
VIVISEZIONE: favorire, come prevede la legge, una ricerca senza l'utilizzo di animali (aberrante pratica superata anche sul piano scientifico); diffondere la legge sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale.
CONSUMI: inserire negli appalti pubblici prodotti non testati sugli animali; creare soprattutto nelle scuole una cultura di rispetto e di corretta gestione degli animali; favorire il più possibile la convivenza tra esseri umani e animali.

Anche se non ci troviamo di fronte un programma antispecista e, per esempio, la fondamentale questione alimentare non viene toccata, la presa di posizione chiara su queste tematiche è un importante passo avanti per una sinistra che in passato ha spesso e volentieri snobbato il mondo animalista/antispecista. D'altra parte, se è vero che il movimento per la liberazione animale non ha mai mostrato particolare interesse per la politica “istituzionale”, è altrettanto vero che anche in questo campo qualcosa sta cambiando: alle elezioni europee dello scorso anno in sette Paesi dell'Unione si sono presentati, con un programma comune, sette partiti “animalisti” e in due Paesi – Olanda e Germania – sono riusciti ad ottenere un seggio. È importante notare che i due eletti dei partiti animalisti olandese e tedesco, hanno deciso aderire al Confederal Group of the European United Left/Nordic Green Left e sedere quindi nel Parlamento Europeo a fianco dei rappresentati dei partiti della sinistra europea – lo stesso gruppo al quale hanno aderito anche gli eletti della lista L'Altra Europa con Tsipras.

L'adesione degli animalisti al gruppo GUE/NGL non era per nulla scontata, ma è stata una scelta fondamentale che, oltre a consentire di superare il pregiudizio secondo il quale chi si occupa di liberazione animale, non ha a cuore i diritti e le libertà delle persone, apre la strada ad una possibile contaminazione “antispecista” delle sinistre europee.

Le dichiarazioni su EXPO di Anja Hazekamp, europarlamentare animalista olandese, mettono in evidenza qualcosa che molto spesso viene dato per scontato, ma a cui nemmeno le sinistre riescono a dare risposte concrete. Questo perché il modello sociale specista, basato sullo sfruttamento degli animali non umani, viene considerato l'unico modello possibile. Inevitabile, secondo questo modello, è pure che una parte considerevole della popolazione umana mondiale viva in condizioni di estrema povertà e soffra la fame. A questo punto, solo sovvertendo “l'unico modello possibile”, il modello specista, abbiamo la possibilità di superare le condizioni che costringono in schiavitù persone e animali in tutto il pianeta.
«The expo in Milan talks about feeding the planet, which has led to a lot of hope, but it's really big companies like McDonald's and Coca-Cola that take over these events. These companies are trying to keep their place on the market rather than worry about people around the world. [...] What we are seeing now is an intensification of food production with more agricultural products than necessary. The earth has sufficient resources for everyone's needs, yet one billion people suffer from hunger every day. [...] We need a transitional period with a move towards local sustainable production and away from animal-based production to plant- and vegetable-based production and to get rid of subsidies.» (Anja Hazekamp)
Probabilmente non è un caso se è Max Horkheimer, non un antispecista, ma uno dei più importanti esponenti della Scuola di Francoforte e tra gli ispiratori della new left, a scrivere alcune tra le più belle parole antispeciste di sempre. Parole che dicono quanto il fronte più avanzato del libertarismo e delle sinistre non possa che essere quello che punta alla liberazione totale degli animali umani e non umani, ovvero l'antispecismo.
«Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all’incirca così: Su in alto i grandi magnati dei trust dei diversi gruppi di potere capitalistici che però sono in lotta tra loro; sotto di essi i magnati minori, i grandi proprietari terrieri e tutto lo staff dei collaboratori importanti; sotto di essi – suddivise in singoli strati – le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di grado inferiore, della manovalanza politica, dei militari e dei professori, degli ingegneri e dei capufficio fino alle dattilografe; ancora più giù i residui delle piccole esistenze autonome, gli artigiani, i bottegai, i contadini e tutti quanti, poi il proletariato, dagli strati operai qualificati meglio retribuiti, passando attraverso i manovali fino ad arrivare ai disoccupati cronici, ai poveri, ai vecchi e ai malati. Solo sotto tutto questo comincia quello che è il vero e proprio fondamento della miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta dall’orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo. Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l’indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l’inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animali. Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato.» (M. Horkheimer, Il grattacielo, in Crepuscolo. Appunti presi in Germania 1926-1931, Einaudi, Torino 1977, pp. 68-70).

mercoledì 6 maggio 2015

Ogni giorno è il Primo Maggio

Chicago, 4 maggio 1886. Una bomba esplode e uccide un poliziotto durante una manifestazione a denuncia della violenza della polizia verso gli operai che da giorni scioperano per chiedere migliori condizioni lavorative.

Nella confusione, la polizia apre il fuoco, uccidendo e ferendo molti manifestanti e alcuni agenti. Per i disordini, vengono arrestate e successivamente condannate a morte 8 persone, che si rivelarono poi innocenti. I condannati sono operai immigrati, anarchici e sindacalisti impegnati nelle lotte sociali – incarnano tutto ciò che i gruppi dominanti percepiscono come potenzialmente destabilizzante rispetto a un sistema politico, sociale ed economico basato sulla negazione dei diritti e sullo sfruttamento di una fascia vastissima della popolazione.

I fatti di Haymarket, determinanti nel far cadere la Festa dei Lavoratori nella data del 1° maggio, raccontano qualcosa che va ben oltre le lotte e le conquiste del movimento operaio.

Raccontano di conflitti mai risolti, questioni ancora attualissime con le quali ci scontriamo ogni giorno – a partire dalla malagiustizia e dalla “giustizia di classe”, passando per l'immigrazione e la criminalizzazione dello “straniero”; la repressione del dissenso e la violenza di Stato; fino ad arrivare alla corruzione delle istituzioni, che forniscono ai gruppi dominanti gli strumenti “legali” per sfruttare i più deboli.

Solo per citare qualche caso, negli USA, Paese che rivendica il ruolo di guida del mondo occidentale, nelle ultime settimane si sono verificati una serie di episodi emblematici che hanno visto come protagonisti cittadini afroamericani: Ricky Jackson, condannato a morte in Ohio e riconosciuto innocente dopo 39 anni passati nel braccio della morte; Freddie Gray, 25 anni, morto a Baltimora dopo una settimana dal fermo, senza scordare Michael Brown a Ferguson ed Eric Garner a New York, uccisi dalla polizia negli ultimi mesi. Anche per il nostro Paese gli esempi non mancano: l'irragionevole durata dei processi, le condizioni inumane e degradanti delle carceri; il taglio ai fondi per le operazioni di salvataggio dei migranti in mare, la gestione criminale dei centri di accoglienza, lo sfruttamento della manodopera dei tanto odiati “clandestini”; i fatti di Genova, i tristemente noti casi Bianzino-Cucchi-Uva-Aldrovandi, il sistematico attacco ai diritti dei lavoratori.

Gli esempi, in ogni angolo del pianeta, sono purtroppo infiniti. Proprio per questo, infinite dovrebbero essere le occasioni di lotta per l'emancipazione di tutti quei soggetti “marginali”, cittadine e cittadini di serie B, ai quali vengono sottratti gli strumenti per rivendicare i propri dirittiIl primo maggio, in onore dei martiri di Chicago, dovrebbe essere una di queste.

«The time will come when our silence will be more powerful than the voices you strangle today!» - August Spies

domenica 19 aprile 2015

Radicali Italiani sostiene la candidatura di Mattia Da Re nella lista L'ALTRO VENETO


Il Comitato Nazionale di Radicali Italiani, riunito a Roma dal 17 al 19 aprile, ha deliberato il sostegno alla candidatura di Mattia Da Re nella lista “L'Altro Veneto. Ora Possiamo!”.

Nella mozione approvata, si legge:

«la candidatura di Mattia Da Re, nata dell'impegno costante sul territorio veronese nella difesa dei diritti civili e delle libertà individuali, costituisce un'opportunità di contaminazione e dialogo con realtà d'ispirazione ecologista e solidale, che in Veneto rappresentano l'unica attuale alternativa ad un modello politico-sociale ultraconservatore, che negli ultimi decenni ha dimostrato di non avere nessuna attenzione per questioni fondamentali come la tutela dell'ambiente e della salute, l'impoverimento costante della popolazione, le politiche di accoglienza e integrazione, e che, soprattutto con le vicende giudiziarie degli ultimi anni che hanno coinvolto personalità politiche di primo piano, ha dimostrato di non essere esente dai mali della partitocrazia italiana»

«la candidatura di un radicale in una lista rappresenti una opportunità per tenere accesi i riflettori su questioni centrali per il movimento, a partire dalla giustizia e dalla condizione delle carceri – che anche in Veneto presenta evidenti criticità – e la dismissione degli OPG, che vede la Regione tra quelle totalmente e “fieramente” inadempienti per quanto riguarda la attivazione delle rems. La presenza radicale è inoltre la sola a garantire una attenzione costante su tutto ciò che riguarda la laicità delle istituzioni, i diritti civili e umani, il benessere e la tutela degli animali – tutte tematiche innominabili in un territorio che vede la destra clericale profondamente radicata nel tessuto sociale.»

Mattia Da Re in sciopero della fame. Appello ai consiglieri comunali: «autenticate le firme di chiunque voglia presentarsi alle elezioni»

La legge elettorale veneta è un vero e proprio capolavoro partitocratico, architettato ad arte per impedire alle voci fuori dal coro di farsi sentire.
L'obbligo di raccogliere le firme vale solo per chi non è rappresentato in consiglio regionale (non a caso i gruppi in consiglio si sono moltiplicati nelle ultime settimane) e a poterle autenticare sono – escludendo i notai, che si mettono a disposizione dietro alto compenso e i funzionai pubblici, che spesso non amano esporsi troppo – i sindaci e i consiglieri comunali, che quasi sempre fanno riferimento ai partiti che le firme non le devono raccogliere.

A completare il quadro, si aggiungono i media, che danno grandissima visibilità ai candidati dei partiti maggiori e lasciano le briciole a tutte le altre formazioni, negando alla cittadinanza il diritto di conoscere non solo tutte le proposte politiche in campo, ma anche “le regole del gioco”, visto che che di “firme” i big non si occupano. Il risultato è che molti cittadini non sono nemmeno a conoscenza del fatto che alcune liste debbano raccogliere le firme per potersi presentare alle elezioni.

Se il processo elettorale è così palesemente e pesantemente viziato già dal principio, non è esagerato dire che è la democrazia stessa ad essere in pericolo. Partecipazione e informazione sono tra i più importanti pilastri della democrazia, per questo chiedo ai sindaci e ai consiglieri dei 579 comuni veneti di mettersi a disposizione di chiunque voglia partecipare alle elezioni, perché è vero che nessuno è costretto ad autenticare le firme, ma per chi fa politica con spirito di servizio dovrebbe essere un piacere mettersi a disposizione di chi chiede semplicemente di poter esercitare il proprio diritto a partecipare attivamente alla vita politica del Paese. Chiedo poi ai media di non disattendere quella che è la loro più importante funzione – ovvero quella di consentire alle persone di “conoscere per deliberare” –, di smetterla di essere asserviti alla partitocrazia, consentendo alla cittadinanza di conoscere le proposte di tutte le forze in campo.

Vista la gravità della situazione e la scarsa considerazione che i protagonisti della “commedia elettorale” – da Zaia a Moretti, passando per Tosi e Berti – hanno del problema, inizierò lunedì uno sciopero della fame, al fine di richiamare l'attenzione su una questione che non deve e non può essere trascurata da chiunque si candidi alla guida della Regione.


Cari consiglieri, la legge vi “mette in mano” il timbro per autenticare le firme e consentire, a chi lo desideri, di presentarsi alle elezioni; io “in mano” non ho nulla, la legge non mi conferisce nessun potere, ma amando la democrazia e a libertà metto in gioco i miei 48 kg di peso per 1.80 di altezza, con la speranza di risvegliare in voi l'amore per la Politica con la “P” maiuscola che troppo spesso sembrate aver perso.