giovedì 28 maggio 2015

Garantire l'alternativa "a base vegetale" nelle mense di scuole, luoghi di lavoro e ospedali

L'attenzione per i diritti e le libertà degli animali non umani viene spesso considerata un vezzo che non ci possiamo permettere in un periodo di crisi come quello attuale. Pare che ci sia sempre qualcosa di più importante di cui occuparsi e che il benessere degli animali sia una questione che interessa solo qualche esaltato. Eppure non è necessario essere animalisti o antispecisti per rendersi conto che il rispetto per gli animali porta sempre anche un miglioramento della qualità della vita degli esseri umani.

Considerando l'inquinamento ambientale e il consumo smisurato di risorse dovuto agli allevamenti, per non parlare dei rischi per la salute derivanti dall'alimentazione a base di carne e derivati, dovrebbe essere naturale per le istituzioni promuovere stili di vita alternativi a quello attuale – basato sullo sfruttamento incondizionato degli animali non umani – che è violento, dannoso per l'uomo e insostenibile per l'ambiente.

Purtroppo il livello di consapevolezza dei cittadini su tematiche come queste è molto vicino allo zero e per questo è difficile immaginare una abolizione immediata degli allevamenti e la fine di ogni forma di sfruttamento degli animali non umani. Farlo, vorrebbe dire probabilmente spalancare in un attimo le porte al mercato nero e alla criminalità organizzata, ottenendo esattamente il contrario di ciò che si vorrebbe.

È fondamentale quindi che le persone “scoprano” che uccidere gli animali per mangiare è qualcosa che non solo non è necessario, ma è dannoso e aberrante.

Proprio per questo è necessario che le istituzioni – a partire dalle Regioni – promuovano uno stile di vita radicalmente nonviolento, sostenibile e fondamentalmente più sano, garantendo, per esempio, una alternativa a base vegetale nelle mense di scuole, luoghi di lavoro e ospedali.

È un piccolo ma significativo passo per mostrare che cambiare è possibile.

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