domenica 17 maggio 2015

La lettera del vescovo Zenti. Niente di nuovo sul fronte clericale. Aspettando un nuovo 20 Settembre

In questi giorni tutti sembrano meravigliarsi per la lettera a sostegno di una candidata della lista Zaia inviata dal vescovo Zenti agli insegnanti di religione (nominati dalla Chiesa e pagati dallo Stato). Prima la lettera viene inviata, poi ne segue una seconda in cui si chiede di non tener conto della prima, poi i cattolici di area tosiana e le pseudo-opposizioni s'indignano, poi i giornaletti locali danno massimo risalto alla vicenda pubblicando articoli su articoli, poi arriva l'intervista, poi Sua Eccellenza si scusa. Il teatrino perfetto per dare massima visibilità alla candidata scelta dalla curia.

Il vescovo spiega che ha scritto quella lettera perché è «tormentato dai bisogni delle famiglie povere e delle scuole paritarie, troppo spesso trascurate, e per le giovani generazioni».

E così ecco la candidata perfetta, Monica Lavarini, una fedelissima con il compito chiaro a preciso di fare il possibile per dirottare sempre più soldi pubblici nelle mani delle scuole cattoliche e di enti come la Caritas che giocano a fare la carità con i soldi degli altri.

Personalmente non sono per nulla sorpreso, che i vescovi facciano politica non è una novità. Usano il loro potere (e i nostri soldi!) per condizionare la politica del nostro Paese e succhiare sistematicamente soldi pubblici dalle casse dello Stato, delle regioni e dei comuni. Al fine di arricchirsi spingono le persone a fare scelte politiche “contro se stesse” e il meccanismo è sempre lo stesso: usano temi etico-morali (ai quali non sono per nulla interessati) come esca per tenere legate un numero tale di persone che giustifichi il flusso continuo di denaro pubblico che va ad ingrassare i loro conti.

Emblematico è il caso del sabotaggio clericale del referendum per l'abrogazione della legge 40 sulla fecondazione assistita: la campagna antireferendaria dei vescovi ha fatto sì che le cittadine e i cittadini si facessero male, mantenendo una legge antipopolare che solo oggi, a distanza di oltre 10 anni, è stata fatta a pezzi, un articolo per volta, grazie ai ricorsi davanti ai giudici, che hanno evidenziato quanto quella legge fosse penalizzante e discriminatoria, nonché umiliante e lesiva della dignità delle persone. E ancora una volta, a rimetterci sono state le “persone comuni”, le persone che non hanno potuto andare all'estero a fare quello che la follia clericale impediva in Italia.

Perché stupirsi? Il cattolicesimo non è una religione, ma l'ideologia politica reazionaria dello Stato della Città del Vaticano, una teocrazia nata per volere del fascismo, unica monarchia assoluta nel cuore dell'Europa, un centro di potere politico-finanziario al servizio dei potenti.

I vescovi altro non che sono gli emissari di questo stato canaglia che, giusto per fare un esempio, attraverso il truffaldino meccanismo dell'8x1000 sottraggono ogni anno ai cittadini italiani oltre 1 miliardo di euro (del quale solo il 20% è utilizzato per presunte “opere di bene”) e – come ha evidenziato la Delibera 16/2014 della Corte dei Conti – «ad esso si aggiungono, fra gli altri, in quanto previsti da leggi: i contributi alle scuole di orientamento confessionale e agli oratori; la retribuzione degli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche; i contributi alla manutenzione degli edifici di culto; i contributi comunali per l'edilizia di culto; il 5 per mille dell'Irpef richiesto da molti enti religiosi; i contributi pubblici per manifestazioni ed eventi religiosi. Oltre alle agevolazioni o esenzioni fiscali: erogazioni deducibili e imu».

A fronte delle cifre spaventose – e in continua crescita nonostante la crisi – che il Vaticano e la Conferenza Episcopale Italiana sottraggono allo Stato ogni anno, è veramente difficile riuscire a credere che questi signori riescano ancora a parlare di “famiglie povere” senza provare un minimo di vergogna e ancora più difficile è capire come sia possibile che in tanti, tantissimi, perseverino “difendendo l'indifendibile.

Nella nostra regione il loro patrimonio immobiliare ha un valore incalcolabile e le loro ingerenze nella vita politica sono all'ordine del giorno. Sono i vescovi, affaristi senza scrupoli, pronti a strumentalizzare la povertà e la sofferenza al fine di arricchirsi.

Quando le cittadine e i cittadini alzeranno finalmente la testa? Aspettando un nuovo risorgimento, aspettando un nuovo 20 Settembre...io non mi arrendo, la mia proposta? STOP AI CONTRIBUTI REGIONALI ALLA CHIESA CATTOLICA!

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