sabato 30 maggio 2015

Domenica 31 maggio 2015 Vota MATTIA DA RE per L'ALTRO VENETO

Cara amica, Caro amico,
Cara compagna, Caro compagno,

oggi si vota e, come forse già saprai, sono candidato al Consiglio Regionale per “L'Altro Veneto. Ora Possiamo!, la lista d'ispirazione ecologista e solidale che, guardando con interesse alle esperienze di Syriza in Grecia e di Podemos in Spagna, mira a sovvertire le logiche di potere dominanti non solo in Veneto ma anche in Italia e in Europa.

Non ho potuto fare a meno di attivarmi e di giocare in prima persona una partita così importante per una regione come la nostra, che per troppi anni è stata governata all'insegna del peggior affarismo partitocratico. L'ALTRO VENETO rappresenta l'unica alternativa al becero conservatorismo di Tosi e Zaia e al progressismo di facciata di Alessandra Moretti e, da radicale, non ho potuto non sostenere con convinzione l'unico progetto che, giusto per fare qualche esempio, parla senza ambiguità di diritti civili e libertà individuali, di lavoro e integrazione, di benessere degli animali e di tutela dell'ambiente, dicendo “NO” alle grandi opere, gli eco-mostri utili solo a far arricchire gli “amici degli amici”, a spese dei cittadini.

La campagna elettorale è finta e per tutte le persone, i comitati, le associazioni e i partiti che hanno animato L'ALTRO VENETO, è stato un mese di impegno e lavoro intensi, un mese “in salita” – soprattutto grazie alla complicità dei media di regime, che hanno fatto il possibile per impedire alla cittadinanza di conoscere e valutare il nostro progetto (Proprio ieri il giornale L'Arena ha pubblicato l'elenco dei candidati alla presidenza della regione omettendo la nostra candidata LAURA DI LUCIA COLETTI e il candidato di Indipendenza Veneta).

Sono sempre stato abituato alle sfide e, come dice sempre Marco Pannella, per noi Radicali è d'obbligo “giocare il possibile contro il probabile”. Io ho fatto la mia parte, ci ho messo la faccia, il tempo, la passione e l'impegno...ORA TOCCA A TE! Ti chiedo di attivarti in questa giornata di elezioni, contattando amici, parenti, conoscenti e colleghi di lavoro, invitandoli a contribuire al cambiamento, per un “Veneto Radicalmente Altro”, votando L'ALTRO VENETO. ORA POSSIAMO! e scrivendo MATTIA DA RE.

Buon voto e grazie per il sostegno e la fiducia che vorrai accordarmi,

Mattia Da Re
Comitato Nazionale di Radicali Italiani
Candidato al Consiglio Regionale per L'Altro Veneto. Ora Possiamo!


giovedì 28 maggio 2015

Garantire l'alternativa "a base vegetale" nelle mense di scuole, luoghi di lavoro e ospedali

L'attenzione per i diritti e le libertà degli animali non umani viene spesso considerata un vezzo che non ci possiamo permettere in un periodo di crisi come quello attuale. Pare che ci sia sempre qualcosa di più importante di cui occuparsi e che il benessere degli animali sia una questione che interessa solo qualche esaltato. Eppure non è necessario essere animalisti o antispecisti per rendersi conto che il rispetto per gli animali porta sempre anche un miglioramento della qualità della vita degli esseri umani.

Considerando l'inquinamento ambientale e il consumo smisurato di risorse dovuto agli allevamenti, per non parlare dei rischi per la salute derivanti dall'alimentazione a base di carne e derivati, dovrebbe essere naturale per le istituzioni promuovere stili di vita alternativi a quello attuale – basato sullo sfruttamento incondizionato degli animali non umani – che è violento, dannoso per l'uomo e insostenibile per l'ambiente.

Purtroppo il livello di consapevolezza dei cittadini su tematiche come queste è molto vicino allo zero e per questo è difficile immaginare una abolizione immediata degli allevamenti e la fine di ogni forma di sfruttamento degli animali non umani. Farlo, vorrebbe dire probabilmente spalancare in un attimo le porte al mercato nero e alla criminalità organizzata, ottenendo esattamente il contrario di ciò che si vorrebbe.

È fondamentale quindi che le persone “scoprano” che uccidere gli animali per mangiare è qualcosa che non solo non è necessario, ma è dannoso e aberrante.

Proprio per questo è necessario che le istituzioni – a partire dalle Regioni – promuovano uno stile di vita radicalmente nonviolento, sostenibile e fondamentalmente più sano, garantendo, per esempio, una alternativa a base vegetale nelle mense di scuole, luoghi di lavoro e ospedali.

È un piccolo ma significativo passo per mostrare che cambiare è possibile.

lunedì 25 maggio 2015

venerdì 22 maggio 2015

Riconoscimento delle minoranze Rom e Sinti. Lettera aperta a Flavio Tosi


Gentile Flavio Tosi,

le rubo qualche minuto per sottoporle una questione che è molto discussa in questi giorni di campagna elettorale e che ritengo particolarmente importante.

In passato Bossi la accusava di aver portato “i fascisti nella Lega”, oggi è stato allontanato da una Lega Nord sempre più vicina all'estrema destra europea, con un Salvini che ogni giorno, a reti unificate, spara raffiche di dichiarazioni marcatamente razziste – non molto diverse da quelle che qualche anno fa le sono costate una condanna per «propaganda di idee fondate sulladiscriminazione e l' odio razziale» nei confronti degli zingari.

Il percorso politico e personale che l'ha portata a immaginare un centrodestra moderno, moderato e liberale, sembra non essere particolarmente apprezzato in un Veneto che, stando ai sondaggi, sposa in pieno la “linea dura” di Luca Zaia, nonostante sia sotto gli occhi di tutti quanto le sparate leghiste non diano risposte concrete e altro non siano che spot elettorali che fanno leva sulle paure della gente

Non è un caso se la Lega sta incentrando la propria azione politica su dichiarazioni ad effetto, offrendo una visione distorta di quei fenomeni politico-sociali (immigrazione, povertà, marginalità, campi nomadi, rom) che, trasformanti in “emergenza”, alimentano i pregiudizi e la sensazione di insicurezza. Il tutto al fine di poter poi rivendere agli elettori rassicuranti e facili soluzioni.

Il fatto è che raramente esistono soluzioni semplici a problemi complessi e, proprio perché la complessità è la peculiarità della realtà che viviamo, chi si assume il compito di amministrare e governare non deve farsi tentare dalla demagogia, deve avere il coraggio di avanzare proposte che possono risultare difficili da digerire per una popolazione bombardata da messaggi populisti.

Proprio per questo le chiedo di unirsi a me e alle tante altre persone impegnate in una battaglia tanto impopolare quando fondamentale: le chiedo di farsi promotore a Verona e in Veneto della proposta di legge di iniziativa popolare “Se mi conosci, mi rispetti”, per il riconoscimento delle minoranze Rom e Sinti. Una proposta di puro “buon senso”, che prevede, tra le altre cose, il superamento della politica ghettizzante dei campi nomadi e l'impegno a “favorire la partecipazione attiva e propositiva  di Rom e Sinti alla vita sociale, culturale e politica del Paese”, perché solo attraverso la partecipazione si creano le condizioni una integrazione non forzata, nel rispetto delle differenze.

In attesa di un suo positivo (e coraggioso!) riscontro, le auguro buon lavoro e buona campagna elettorale.

Mattia Da Re
Comitato Nazionale di Radicali Italiani
Candidato al Consiglio Regionale per L'Altro Veneto. Ora Possiamo!

mercoledì 20 maggio 2015

"Se mi conosci, mi rispetti". Campagna per il riconoscimento delle minoranze rom e sinti

La tutela delle minoranze è da sempre considerata un pilastro fondante delle democrazie, tuttavia quando si parla di rom e sinti questo principio sembra non valere. Per la stragrande maggioranza dei politici gli “zingari” sono un “problema” da risolvere e le fantasiose soluzioni (finali?!) ottimi spot da giocarsi in campagna elettorale. Che poi siano solo luoghi comuni non importa, quello che conta è fare bottino di voti facendo leva sulle paure della gente. Naturalmente pure i vergognosi media di regime non si fanno scrupoli e, visto che “lo zingaro cattivo” fa sempre notizia, continuano a vendere un'immagine distorta di rom e sinti, alimentando il pregiudizio e di conseguenza la discriminazione e la violenza nei confronti di una minoranza che, al contrario, dovrebbe essere tutelata.

Da un mese è partita in tutta Italia la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Se mi conosci, mi rispetti, per il riconoscimento delle minoranze rom e sinti. Presto sarà possibile sottoscrivere la proposta anche negli uffici di molti comuni del Veneto.

In attesa che la proposta di legge ottenga le 50.000 firme necessarie e arrivi in Parlamento, una battaglia così importante deve essere combattuta su ogni fronte possibile e, in controtendenza rispetto al populismo dominante, la lista “L'Altro Veneto. Ora Possiamo!, avendo a cuore il superamento di ogni discriminazione e la promozione dei diritti, ha inserito nel suo programma l'impegno a favore del riconoscimento e la tutela delle minoranze rom e sinti.

Alla base del pregiudizio c'è sempre l'ignoranza e, proprio per questo, da pochi giorni l'associazione Radicali Roma e l'associazione “è possibile” hanno pubblicato uno straordinario opuscolo che smaschera, dati alla mano, tutte le falsità che i “Salvini” di turno gridano a reti unificate. 



Poche pagine (scaricabili QUI) che tutti dovremmo prenderci la briga di leggere con attenzione e diffondere il più possibile!

lunedì 18 maggio 2015

Terapia con farmaci cannabinoidi: appello ai candidati alle elezioni regionali

Non posso non rispondere positivamente all'appello a favore della cannabis terapeutica sottoscritto da medici, ricercatori e associazioni che si battono per la libertà di cura. L'accesso ai farmaci dovrebbe essere considerato un diritto fondamentale di chiunque, eppure ancora una volta la follia ideologica e antiscientifica ha portato la nostra regione a impedire l'accesso gratuito ai farmaci cannabinoidi alla maggior parte dei malati che potrebbero trarne benefici. Ancora una volta, chi può pagare vede riconosciute le proprie libertà e tutti gli altri vedono negati i loro diritti. Chiunque abbia a cuore le libertà, i diritti e la dignità delle persone, non può non prendere l'impegno di battersi per garantire l'accesso ai farmaci a chiunque ne abbia bisogno.


Terapia con farmaci cannabinoidi: appello ai candidati alle elezioni regionali

L’efficacia terapeutica dei principi attivi della cannabis, detti cannabinoidi, in svariate patologie è oramai dimostrata da una vasta letteratura scientifica e da varie esperienze italiane e internazionali. Essi trovano un potenziale campo di applicazione nella sindrome da deperimento nell'AIDS, nel trattamento di nausea e vomito in corso di chemioterapia per neoplasie, in alcune forme di dolore cronico, nella fibromialgia, nella cefalea, nell’epilessia farmaco-resistente ed in altro ancora. Inoltre vi è sempre maggior evidenza di come i cannabinoidi possano aumentare l’azione analgesica degli oppioidi, permettendo quindi di ridurre il dosaggio (e i conseguenti effetti collaterali) degli oppioidi stessi nei pazienti con dolore cronico.
Si tratta di farmaci maneggevoli, avendo scarsi effetti collaterali e non essendo gravati da rischio di overdose.

Sulla base degli studi esistenti le regioni Toscana e Puglia hanno introdotto, per prime in Italia, la rimborsabilità dei derivati dalla Cannabis: quelle leggi regionali e le successive delibere attuative non specificano né le patologie né la specializzazione del medico che prescrive. Successivamente anche il medico di famiglia può continuare la prescrizione.
La regione Veneto, nell’ottobre 2012, è stata la seconda a dotarsi di una legge (n. 38 del 28 settembre 2012) sull’uso dei derivati della cannabis; legge votata all’unanimità e presentata con grande clamore, ma, purtroppo, rimasta lettera morta fino a quando una “commissione tecnica” la cui composizione resta non meglio precisata ha stabilito le modalità attuative, subito recepite dalla Regione con la delibera n. 2526 del 23 dicembre 2014, senza sentire le società scientifiche che si occupano di queste malattie e senza consultare le associazioni di medici e pazienti che della legge si erano fatte promotrici. La legge veneta prevede la rimborsabilità esclusivamente per gli spasmi da lesione del midollo e solo dopo aver provato tutti gli altri possibili farmaci e solo su prescrizione di specialisti neurologi identificati.
E’ evidente che le decisioni di tale commissione tecnica non sono state prese tenendo in considerazione gli studi e le metanalisi prodotte dalla letteratura scientifica e che quindi la scelta fatta si è basata solo sul timore di un uso indiscriminato dei cannabinoidi (come succede per gli antiinfiammatori e per gli oppiodi). Il regolamento riduce l’accesso alla terapia a poche decine di pazienti (solo 30 all’anno in base alla delibera), mentre viene negato ai tanti pazienti affetti dalle patologie che possono potenzialmente rispondere ai cannabinoidi. Il costo dei farmaci, nei casi non rimborsabili, è così elevato da costringere i pazienti a rivolgersi al mercato nero o all’autocoltivazione, con tutti i rischi, legali e non, a ciò connessi.
La conseguente disparità di trattamento tra i malati veneti e tra i malati in altre Regioni crea di fatto malati e regioni di I e II classe.
Nella delibera si trovano altri paradossi, come l’obbligo di utilizzare i cannabinoidi “in associazione ai miorilassanti” proprio nei casi in cui questi ultimi siano risultati inefficaci e l’obbligo per il medico prescrittore di inviare alla regione (per monitorare, legittimamente, l’uso di questi farmaci) moduli compilati con i dati dei pazienti, in contrasto con la legge.
Per far fronte a tali problemi, il Consiglio regionale ha approvato il 10 aprile scorso un ordine del giorno, anche questo adottato senza voti contrari, che impegna la Giunta regionale a revocare con effetto immediato la deliberazione n. 2526.

Con questa lettera chiediamo a Lei, in quanto candidato alle prossime elezioni del Consiglio Regionale del Veneto, di attivarsi per una urgente e radicale revisione della delibera in oggetto, e l’impegno affinchè la legge possa essere finalmente applicata nel pieno rispetto del diritto alla salute dei citttadini residenti in Veneto.
Chiediamo inoltre una presa di posizione affinché sia scongiurata la ventilata ipotesi di chiusura del Centro di Ricerche in Agricoltura CRA CIN di Rovigo, un’eccellenza veneta e italiana, dove le linee italiane di cannabis, che vengono poi girate all’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, sono state sviluppate, studiate e coltivate. La sua chiusura non solo sarebbe economicamente controproducente, manderebbe in fumo preziose risorse e conoscenze, ma taglierebbe alla radice la possibilità di produzione di cannabis medica in Italia, che tornerebbe a dipendere dall’estero, con ulteriore danno economico.


Sottoscrivono il presente documento:
  1. Associazione per la Cannabis Terapeutica (ACT), sede legale: studio Campanelli/Averni via Dardanelli 37, 00195 Roma.
  2. Paola Bassetto, Medico di Medicina Generale, Venezia.
  3. Bruno Breda, Medico Chirurgo, specialista in Chirurgia generale e Toracica, Chirurgia Oncologica C.R.O. di Aviano.
  4. Giorgio Bignami, già dirigente di ricerca in psicofarmacologia presso l'Istituto superiore di sanità, Roma. Ex Presidente dell'Associazione Forum Droghe.
  5. Nicola Cacciani, Senior Researcher, Department of Physiology and Pharmacology, Karolinska Institutet, Stoccolma, Svezia.
  6. Francesco Crestani, Servizio di Terapia del Dolore e Cure Palliative, U.O. Anestesia e Rianimazione, ULS 18 Rovigo-Trecenta. Presidente Associazione Cannabis Terapeutica.
  7. Paolo Crocchiolo, medico, già funzionario direttivo dell’ONU a Ginevra, docente di Biologia evoluzionistica presso l’American University of Rome.
  8. Sandro Dal Fior, Medico Chirurgo, specialista in Radioterapia, Belluno.
  9. Mario Dauri, Professore Associato, Dipartimento di Scienze cliniche e Medicina Translazionale, Cattedra di Anestesia e Rianimazione, Università di Roma Tor Vergata.
  10. Luigi De Lazzer, Medico Chirurgo Servizio di Anestesia e Rianimazione SUEM 118 Elisoccorso Bellunese Ospedale Pieve di Cadore.
  11. Sandro Fabbro, Medico Chirurgo, Odontoiatra, Moruzzo, Udine.
  12. Francesco De Marchi, Direttore UOC di Chirurgia Generale Ospedale San Bortolo Vicenza.
  13. Margherita De Marchi, Medico di Medicina Generale, Belluno.
  14. Enrico Facco, Specialista in Anestesiologia e Rianimazione, Specialista in Neurologia,  Studioso Senior – Studium Patavinum, Università di Padova.
  15. Simone Fagherazzi, Medico Chirurgo.
  16. Stefano Ferretti, Medico Chirurgo, Specialista in anestesia e rianimazione, U.V.T.A (Unità Valutazione Technology Assessment), Azienda Ospedaliera di Padova.
  17. Gianpaolo Grassi, Primo ricercatore del Consiglio per le Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Centro di Ricerca per le Colture Industriali, CRA-CIN, Rovigo.
  18. Franjo Grotenhermen, M.D. Executive Director, International Association for Cannabinoid Medicines (IACM), Am Mildenweg 6 D-59602 Ruethen, Germany.
  19. Marco Leonti, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari.
    13) Giovanni Marsicano VD, PhD, NeuroCentre Magendie, U862 INSERM Université Bordeaux, Group "Endocannabinoids and Neuroadaptation", 146, rue Léo Saignat, Bordeaux.

  20. Diego Mares, Medico di Medicina Generale, Belluno
  21. Giorgio Mariot, Direttore UOSD Terapia Antalgica ULSS 5 Regione Veneto.
  22. Davide Mazzon direttore UO Anestesia e rianimazione Belluno e Dipartimento chirurgico Ulss 1;  vicepresidente Comitato regionale per la bioetica Regione Veneto.
  23. Marco Perduca, giunta Associazione Luca Coscioni per la liberta' di ricerca scientifica.
  24. Daniele Rodriguez, professore ordinario di medicina legale nell'Università degli Studi di Padova.
  25. Luigi Romano, Cannabis Biologist, Associate Member of the International Association for Cannabinoids Medicine.
  26. Roberto Saia, Medico Chirurgo, Libero Professionista, Specialista in Chirurgia Generale, Chirurgia Plastica, Odontostomatologia. Membro del Comitato Ospedale Senza Dolore (C.O.S.D.) dell'Azienda Ospedale-Università, Padova.
  27. Nunzio Santalucia, medico specialista in tossicologia, Servizio Tossicodipendenze, Pisa; socio fondatore di Forum Droghe, del Centro Culturale Canapa e dell’Associazione Canapa Terapeutica.
  28. Giovanni Tonel Medico di medicina generale, Belluno
  29. Leonardo Trentin, Direttore UO Terapia del Dolore e Cure Palliative, Istituto Oncologico Veneto, IRCCS, Via Gattamelata, 64, 35128 Padova.
  30. Gastone Zanette, Ricercatore in Anestesiologia, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Padova.
  31. Luciana Zollino, Medico di Medicina Generale, Belluno
  32. Salvatore Grasso, Specialista in Malattie Cardiovascolari, ex-presidente Associazione Cannabis di Palermo.
  33. Giovanni Maria Pittoni, Direttore Sanitario ULSS 2 Regione Veneto; Direttore dell’UOC di Anestesia e Rianimazione del complesso ospedaliero Azienda- Università di Padova.

domenica 17 maggio 2015

La lettera del vescovo Zenti. Niente di nuovo sul fronte clericale. Aspettando un nuovo 20 Settembre

In questi giorni tutti sembrano meravigliarsi per la lettera a sostegno di una candidata della lista Zaia inviata dal vescovo Zenti agli insegnanti di religione (nominati dalla Chiesa e pagati dallo Stato). Prima la lettera viene inviata, poi ne segue una seconda in cui si chiede di non tener conto della prima, poi i cattolici di area tosiana e le pseudo-opposizioni s'indignano, poi i giornaletti locali danno massimo risalto alla vicenda pubblicando articoli su articoli, poi arriva l'intervista, poi Sua Eccellenza si scusa. Il teatrino perfetto per dare massima visibilità alla candidata scelta dalla curia.

Il vescovo spiega che ha scritto quella lettera perché è «tormentato dai bisogni delle famiglie povere e delle scuole paritarie, troppo spesso trascurate, e per le giovani generazioni».

E così ecco la candidata perfetta, Monica Lavarini, una fedelissima con il compito chiaro a preciso di fare il possibile per dirottare sempre più soldi pubblici nelle mani delle scuole cattoliche e di enti come la Caritas che giocano a fare la carità con i soldi degli altri.

Personalmente non sono per nulla sorpreso, che i vescovi facciano politica non è una novità. Usano il loro potere (e i nostri soldi!) per condizionare la politica del nostro Paese e succhiare sistematicamente soldi pubblici dalle casse dello Stato, delle regioni e dei comuni. Al fine di arricchirsi spingono le persone a fare scelte politiche “contro se stesse” e il meccanismo è sempre lo stesso: usano temi etico-morali (ai quali non sono per nulla interessati) come esca per tenere legate un numero tale di persone che giustifichi il flusso continuo di denaro pubblico che va ad ingrassare i loro conti.

Emblematico è il caso del sabotaggio clericale del referendum per l'abrogazione della legge 40 sulla fecondazione assistita: la campagna antireferendaria dei vescovi ha fatto sì che le cittadine e i cittadini si facessero male, mantenendo una legge antipopolare che solo oggi, a distanza di oltre 10 anni, è stata fatta a pezzi, un articolo per volta, grazie ai ricorsi davanti ai giudici, che hanno evidenziato quanto quella legge fosse penalizzante e discriminatoria, nonché umiliante e lesiva della dignità delle persone. E ancora una volta, a rimetterci sono state le “persone comuni”, le persone che non hanno potuto andare all'estero a fare quello che la follia clericale impediva in Italia.

Perché stupirsi? Il cattolicesimo non è una religione, ma l'ideologia politica reazionaria dello Stato della Città del Vaticano, una teocrazia nata per volere del fascismo, unica monarchia assoluta nel cuore dell'Europa, un centro di potere politico-finanziario al servizio dei potenti.

I vescovi altro non che sono gli emissari di questo stato canaglia che, giusto per fare un esempio, attraverso il truffaldino meccanismo dell'8x1000 sottraggono ogni anno ai cittadini italiani oltre 1 miliardo di euro (del quale solo il 20% è utilizzato per presunte “opere di bene”) e – come ha evidenziato la Delibera 16/2014 della Corte dei Conti – «ad esso si aggiungono, fra gli altri, in quanto previsti da leggi: i contributi alle scuole di orientamento confessionale e agli oratori; la retribuzione degli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche; i contributi alla manutenzione degli edifici di culto; i contributi comunali per l'edilizia di culto; il 5 per mille dell'Irpef richiesto da molti enti religiosi; i contributi pubblici per manifestazioni ed eventi religiosi. Oltre alle agevolazioni o esenzioni fiscali: erogazioni deducibili e imu».

A fronte delle cifre spaventose – e in continua crescita nonostante la crisi – che il Vaticano e la Conferenza Episcopale Italiana sottraggono allo Stato ogni anno, è veramente difficile riuscire a credere che questi signori riescano ancora a parlare di “famiglie povere” senza provare un minimo di vergogna e ancora più difficile è capire come sia possibile che in tanti, tantissimi, perseverino “difendendo l'indifendibile.

Nella nostra regione il loro patrimonio immobiliare ha un valore incalcolabile e le loro ingerenze nella vita politica sono all'ordine del giorno. Sono i vescovi, affaristi senza scrupoli, pronti a strumentalizzare la povertà e la sofferenza al fine di arricchirsi.

Quando le cittadine e i cittadini alzeranno finalmente la testa? Aspettando un nuovo risorgimento, aspettando un nuovo 20 Settembre...io non mi arrendo, la mia proposta? STOP AI CONTRIBUTI REGIONALI ALLA CHIESA CATTOLICA!