mercoledì 13 maggio 2015

L'Altro Veneto per il benessere animale / Antispecismo e Sinistra

A livello regionale, non sono pochi i provvedimenti che si possono prendere a favore del benessere degli animali e il programma della lista “L'Altro Veneto. Ora Possiamo!” è l'unico ad avere un capitolo dedicato alle tematiche animaliste. L'attenzione si è concentrata in particolare sulla limitazione della caccia, contrasto della sperimentazione animale, prevenzione del randagismo e sensibilizzazione sulle adozioni, disincentivo e limitazione degli allevamenti di animali da pelliccia, da affezione e in generale degli allevamenti intensivi, limitazione dei circhi con animali, sensibilizzazione sui consumi:
CACCIA: ricordando i recenti stop dell'Unione Europea all'uccellagione (cattura degli uccelli migratori con reti) e alla caccia in deroga – pesantemente autorizzate dalla Regione Veneto -limitare al massimo l'attività venatoria, senza pre-aperture e concessioni varie. No all'immissione di fauna "pronta caccia". No a metodi cruenti di contenimento di specie alloctone.
RANDAGISMO: dare piena applicazione e aggiornamenti migliorativi alla normativa regionale "in materia di animali d'affezione e per la prevenzione del randagismo", favorendo la concertazione con Comuni e ULSS per iniziative di informazione e sensibilizzazione, attuando un indispensabile controllo delle nascite. Limitare al massimo l'apertura di nuovi allevamenti di cani e gatti, favorendo invece le adozioni (serie e controllate) dei tanti animali costretti nei rifugi, da monitorare e migliorare.
ALLEVAMENTI: restrizioni e divieti che rendano impossibile avviare l’allevamento di animali "da pelliccia" e i mega-allevamenti di animali cosiddetti "da reddito" (fabbriche di sofferenza e morte consumatrici di suolo e inquinanti).
CIRCHI: in attesa di una legge nazionale che, al pari di altri Stati, vieti l'utilizzo diseducativo e violento degli animali nei circhi, limitare al massimo – come da norme CITES – il loro utilizzo, favorendo il circo contemporaneo e gli artisti di strada senza animali.
VIVISEZIONE: favorire, come prevede la legge, una ricerca senza l'utilizzo di animali (aberrante pratica superata anche sul piano scientifico); diffondere la legge sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale.
CONSUMI: inserire negli appalti pubblici prodotti non testati sugli animali; creare soprattutto nelle scuole una cultura di rispetto e di corretta gestione degli animali; favorire il più possibile la convivenza tra esseri umani e animali.

Anche se non ci troviamo di fronte un programma antispecista e, per esempio, la fondamentale questione alimentare non viene toccata, la presa di posizione chiara su queste tematiche è un importante passo avanti per una sinistra che in passato ha spesso e volentieri snobbato il mondo animalista/antispecista. D'altra parte, se è vero che il movimento per la liberazione animale non ha mai mostrato particolare interesse per la politica “istituzionale”, è altrettanto vero che anche in questo campo qualcosa sta cambiando: alle elezioni europee dello scorso anno in sette Paesi dell'Unione si sono presentati, con un programma comune, sette partiti “animalisti” e in due Paesi – Olanda e Germania – sono riusciti ad ottenere un seggio. È importante notare che i due eletti dei partiti animalisti olandese e tedesco, hanno deciso aderire al Confederal Group of the European United Left/Nordic Green Left e sedere quindi nel Parlamento Europeo a fianco dei rappresentati dei partiti della sinistra europea – lo stesso gruppo al quale hanno aderito anche gli eletti della lista L'Altra Europa con Tsipras.

L'adesione degli animalisti al gruppo GUE/NGL non era per nulla scontata, ma è stata una scelta fondamentale che, oltre a consentire di superare il pregiudizio secondo il quale chi si occupa di liberazione animale, non ha a cuore i diritti e le libertà delle persone, apre la strada ad una possibile contaminazione “antispecista” delle sinistre europee.

Le dichiarazioni su EXPO di Anja Hazekamp, europarlamentare animalista olandese, mettono in evidenza qualcosa che molto spesso viene dato per scontato, ma a cui nemmeno le sinistre riescono a dare risposte concrete. Questo perché il modello sociale specista, basato sullo sfruttamento degli animali non umani, viene considerato l'unico modello possibile. Inevitabile, secondo questo modello, è pure che una parte considerevole della popolazione umana mondiale viva in condizioni di estrema povertà e soffra la fame. A questo punto, solo sovvertendo “l'unico modello possibile”, il modello specista, abbiamo la possibilità di superare le condizioni che costringono in schiavitù persone e animali in tutto il pianeta.
«The expo in Milan talks about feeding the planet, which has led to a lot of hope, but it's really big companies like McDonald's and Coca-Cola that take over these events. These companies are trying to keep their place on the market rather than worry about people around the world. [...] What we are seeing now is an intensification of food production with more agricultural products than necessary. The earth has sufficient resources for everyone's needs, yet one billion people suffer from hunger every day. [...] We need a transitional period with a move towards local sustainable production and away from animal-based production to plant- and vegetable-based production and to get rid of subsidies.» (Anja Hazekamp)
Probabilmente non è un caso se è Max Horkheimer, non un antispecista, ma uno dei più importanti esponenti della Scuola di Francoforte e tra gli ispiratori della new left, a scrivere alcune tra le più belle parole antispeciste di sempre. Parole che dicono quanto il fronte più avanzato del libertarismo e delle sinistre non possa che essere quello che punta alla liberazione totale degli animali umani e non umani, ovvero l'antispecismo.
«Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all’incirca così: Su in alto i grandi magnati dei trust dei diversi gruppi di potere capitalistici che però sono in lotta tra loro; sotto di essi i magnati minori, i grandi proprietari terrieri e tutto lo staff dei collaboratori importanti; sotto di essi – suddivise in singoli strati – le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di grado inferiore, della manovalanza politica, dei militari e dei professori, degli ingegneri e dei capufficio fino alle dattilografe; ancora più giù i residui delle piccole esistenze autonome, gli artigiani, i bottegai, i contadini e tutti quanti, poi il proletariato, dagli strati operai qualificati meglio retribuiti, passando attraverso i manovali fino ad arrivare ai disoccupati cronici, ai poveri, ai vecchi e ai malati. Solo sotto tutto questo comincia quello che è il vero e proprio fondamento della miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta dall’orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo. Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l’indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l’inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animali. Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato.» (M. Horkheimer, Il grattacielo, in Crepuscolo. Appunti presi in Germania 1926-1931, Einaudi, Torino 1977, pp. 68-70).

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